Della scuola ricordiamo l’atmosfera della gita più che il sito archeologico visitato. 

I volti degli amici, gli scherzi notturni, i primi innamoramenti. “Momenti in cui la vita batte veramente più forte”, li chiamava Fellini. 

Il luogo, il sito, l’edificio o la città, invece, sfumano in un gioco di incastri. Restano dentro di noi solo ricordi di piccole dimensioni, le intimità dei giorni, anzi degli attimi. Come un secondo… che può restare impresso per sempre. 

Un sito web (come questo) tiene insieme le cose realizzate e dimentica quelle non realizzate. 

Consegna la presentazione di qualcuno al clic di un secondo. 

Tiene insieme ricordi in attesa di creare futuri. 

È un prologo a ciò che potremo fare insieme.

Un sito è una personale di particolari. Una scatola dove metterci dentro qualcosa. Non tutto. 

Nel secondo “Amici miei”, Rambaldo (Gastone Moschin) commenta uno scherzo con queste parole: Cos’è il genio?  Fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione.” 

Oggi, il genio che non si sa bene cosa sia, è il web: fantasia, intuizione e velocità di navigazione.

Buffo che si chiami sito. Deriva dal latino situs, participio passato di sinere.

Sinere=lasciare.

Situs= lasciatocollocato, posto. Dunque, postato

Postato significa collocato in un determinato posto. 

I secoli, nell’essenza, in fondo non ci cambiano. Battiamo ancora le ciglia in un clic. 

I secoli sono attimi ed hanno un pregio: ci ricordano che siamo identici, tutti unici.